Soffrire o godere di ciò che a volte chiamiamo le cose della vita diventa un argomento di conversazione frequente, perché abbiamo bisogno di condividere emozioni e idee con gli altri. Ma raramente ci fermiamo a pensare a cosa sappiamo oggettivamente dell’argomento di cui vogliamo parlare con amici o persone care. Le cose della vita spesso si riferiscono a eventi o fatti personali o sociali che hanno rilevanza psicologica o psicosociale. La scienza e la pratica psicologica, in qualsiasi campo, quando sono ben collegate, cioè quando la prima alimenta la seconda, ci forniscono informazioni e conoscenze che ci permettono di avere idee un po’ più chiare e sicure su ciò che ci accade. In altre parole: le domande, i dubbi, le preoccupazioni e i problemi che la vita personale e sociale pone cercano risposte che sono, o dovrebbero essere, nella scienza psicologica.
Psicologia: come funzioniamo?

La psicologia, come qualsiasi disciplina scientifica, presenta delle barriere – terminologiche, complessità dei dati e della loro analisi, portata e limiti dei risultati della ricerca, ecc. – che rendono complesso il sapere scientifico. Ma disporre di informazioni semplici, chiare e tempestive sui problemi che affrontiamo ci aiuta di fronte a certe urgenze che si presentano come “cose della vita”. È sempre più necessario accedere alla conoscenza psicologica su ciò che ci riguarda: come funzionano le nostre emozioni? Perché siamo invasi da stati d’animo più o meno ansiogeni? Perché ci comportiamo in modo tale da rovinare, senza volerlo, una relazione che fino a quel momento ci piaceva? E mille altre domande ancora.
La vita ha una sequenza temporale, scenari concreti ed è circondata da una rete umana di legami e affetti da cui prendiamo le nostre decisioni. Ci sono periodi più tranquilli in cui lo svolgimento dei compiti e delle routine quotidiane ci permette di sentire di avere il controllo degli eventi. Ci sono periodi più intensi. Il passaggio dall’infanzia alla giovinezza è un periodo pieno di imprevisti e cambiamenti emergenti che suscitano dubbi e inquietudini più o meno intensi: è l’adolescenza.
Dalla salute mentale al successo o al fallimento scolastico, l’adolescente sembra carico di uno zaino che porta sorprese. Da un lato, nuove competenze cognitive, creative, artistiche e, più prosaicamente, nuove abitudini igieniche, alimentari, di sonno, ecc.; dall’altro, nuove passioni, amicizie, rifiuto o isolamento sociale. La personalità mutevole e la necessità di raggiungere un equilibrio emotivo e affettivo generano domande che diventano acute quando si verificano fenomeni o episodi che indicano rischi, come l’autolesionismo o i pensieri suicidi di un adolescente vittima di bullismo prolungato da parte dei compagni; o l’aggressione fisica violenta di un ragazzo nei confronti di un altro – entrambi i fatti sono stati recentemente riportati dai media. Di fronte a eventi così dolorosi, senza dubbio richiediamo le conoscenze scientifiche o specialistiche del campo della psicologia: come si è arrivati a questo punto? Cosa avremmo dovuto sapere per prevenirlo? Cosa si può prevedere e cosa no? Come affrontare processi così difficili come il lutto o il senso di colpa di fronte alla perdita? Qual è la responsabilità della scuola? Come affrontare questo e altri gravi problemi in famiglia? Quando e come attivare protocolli o denunce? Le cose della vita richiedono livelli di informazione che, senza allarmarci, siano utili per interpretare e comprendere fatti o eventi ad alto rischio.
Come affrontare l’adolescenza

Essere informati sulla complessa vita adolescenziale, sui suoi cambiamenti fisici, ormonali, neurofisiologici, cognitivi e affettivi, ci aiuta ad affrontare questi fatti difficili in modo più sicuro ed emotivamente più adeguato. Le famiglie, gli insegnanti, i consulenti e in generale gli adulti che hanno responsabilità nell’educazione e nella salute fisica e psicologica degli adolescenti devono assumersi la consapevolezza che una conoscenza di base scientifica può essere d’aiuto. Molte preoccupazioni derivano dalla nuova dimensione socio-affettiva dell’adolescente: la sua vita sentimentale, il bisogno o meno di successo, la tensione di essere o meno scelto, desiderato o rifiutato ed escluso. Tutto ciò ha un impatto sull’intenso e labile processo di cambiamento che sta vivendo la sua identità, rendendolo più vulnerabile.
Sulla scia dei gravi e dolorosi casi di bullismo scolastico verificatisi di recente, invitiamo il lettore a rivedere le conoscenze psicologiche sull’adolescenza, senza però dimenticare i bivi psicoevolutivi della prima e media infanzia, della giovinezza e dell’età adulta. Il crollo della salute mentale o lo squilibrio emotivo che allontana il benessere non si presentano solo in modo improvviso: squilibrio affettivo-cognitivo, ansia, malinconia, depressione, da un lato, e dall’altro: incapacità di controllare la rabbia, deficit o assenza di empatia e violenza, nonché gravi rischi di autoaggressione, suicidio o omicidio sono la punta di un iceberg che, pur essendo complesso, si genera nella quotidianità senza che noi notiamo nulla di eccezionale o non sappiamo leggere i suoi segnali.
In questo spazio di comunicazione che ci offre El Día de Córdoba cercheremo di instaurare un dialogo su questioni della vita quotidiana che possono essere illuminate dalla Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione. Guarderemo sempre dal punto di vista dello sviluppo, dell’apprendimento e della psicologia positiva, perché la psicologia scientifica ha, come dovere civico, l’obbligo di avvicinare, nel miglior modo possibile, le sue conoscenze alla cittadinanza. Cioè, cercheremo di fornire informazioni ben collegate al sapere scientifico, alleggerite dalle barriere e dalle difficoltà metodologiche intrinseche ad esso. Chiamiamo questo trasferimento di conoscenza, che è un obbligo morale sia dei ricercatori che dei mezzi di comunicazione.
