Il panorama globale del mondo dei diamanti potrebbe subire uno sconvolgimento storico. Il Botswana e l’Angola, due giganti africani del settore, hanno avviato trattative per acquisire il controllo della De Beers, l’azienda che da oltre un secolo domina il mercato mondiale. La vendita dell’85% di De Beers da parte di Anglo American, per un valore di 4,9 miliardi di dollari, apre la porta a un cambiamento di paradigma: sarà l’inizio di un’era africana nella governance delle risorse più preziose?
De Beers: dal monopolio alla sfida esistenziale

Fondata nel 1888 da Cecil Rhodes, De Beers ha costruito un monopolio che ha dominato il mercato per decenni. Il suo famoso slogan “A diamond is forever” (1947) ha reso il diamante un simbolo universale di lusso e impegno. Ma il XXI secolo ha portato con sé due sconvolgimenti, i cosiddetti diamanti insanguinati, che hanno costretto a creare il Processo di Kimberley (2003) per frenare il finanziamento dei conflitti. E l’arrivo dei diamanti sintetici, che dal 2018 hanno eroso il modello di scarsità ed esclusività, offrendo prezzi fino al 60% più bassi e una certificazione etica.
Alla chiusura del terzo trimestre, la società mineraria De Beers ha prodotto 7,7 milioni di carati, con un aumento del 38% su base annua, trainato principalmente da una maggiore produzione della miniera di Jwaneng, in Botswana. Le operazioni della società mineraria nel Paese hanno registrato un aumento del 51% su base annua nella produzione di diamanti, raggiungendo i sei milioni di carati nel terzo trimestre. Durante il terzo trimestre, De Beers ha venduto 5,7 milioni di carati di diamanti grezzi in due giacimenti, generando un fatturato di 700 milioni di dollari.
Botswana: la sovranità economica in gioco
Con il 70% della produzione annuale di diamanti grezzi di De Beers, il Botswana considera l’azienda una risorsa strategica. Il ministro delle Miniere, Bogolo Joy Kenewendo, ha riassunto così la situazione: “Essendo uno dei maggiori produttori di diamanti al mondo in termini di quantità e valore, è giusto che ci riuniamo e uniamo le nostre forze per discutere come trarre il massimo vantaggio da questa risorsa naturale”. Il presidente Duma Boko ha definito l’operazione una questione di sovranità economica, in un contesto di calo globale dei prezzi che colpisce il PIL del Paese.
Il contributo del Botswana del 70% alla produzione annuale di diamanti grezzi di De Beers, nonostante possieda solo il 15% del capitale sociale, genera un rapporto asimmetrico in cui il controllo operativo e il contributo di risorse superano di gran lunga la rappresentanza azionaria. Per l’economia del Botswana, i proventi derivanti dai diamanti rappresentano pilastri fondamentali della stabilità finanziaria nazionale:
- Il 30% del PIL nazionale proviene da attività legate ai diamanti.
- L’80% dei proventi delle esportazioni proviene dalla vendita di diamanti.
- La pianificazione di bilancio del governo dipende in larga misura dalle proiezioni dei proventi dei diamanti.
- Le riserve valutarie dipendono in modo sostanziale dai proventi delle esportazioni di diamanti.
De Beers, insieme alla compagnia mineraria nazionale angolana Endiama, ha annunciato la scoperta di un nuovo giacimento di kimberlite (roccia che contiene diamanti), il primo in 30 anni.
Angola: ambizione panafricana

L’Angola, attraverso Endiama, è passata dalla ricerca di una partecipazione di minoranza alla presentazione di un’offerta per l’85% di De Beers. L’amministratore delegato, José Manuel Ganga Júnior, ha dichiarato: “Se entreremo a far parte di De Beers, potremo fare passi più grandi grazie all’accesso alle tecnologie di estrazione e alle reti globali di commercializzazione”. L’Angola propone addirittura un modello panafricano, aggiungendo Botswana, Namibia e Sudafrica in un’alleanza che potrebbe ridefinire il settore.
