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Né oro né litio: il minerale più ambito del megaprogetto da 23 miliardi di dollari con cui la Cina punta al controllo mondiale

La Cina sta promuovendo un megaprogetto del valore di oltre 23 miliardi di dollari che promette di alterare la mappa globale delle risorse strategiche. Con questa iniziativa, cerca di dominare la produzione di un minerale chiave per ridurre la sua dipendenza da altre potenze. Il piano non ha solo un impatto economico: ridefinisce anche il potere geopolitico. Dietro al progetto, Pechino cerca di assicurarsi il controllo di una risorsa che sarà decisiva per la prossima fase della transizione energetica mondiale.

Qual è il minerale più ambito del megaprogetto cinese?

Il progetto Simandou, situato in Guinea, concentra una delle più grandi riserve di ferro ad alta purezza del pianeta. Con un investimento record, si prevede una produzione annua di 120 milioni di tonnellate, sufficiente a cambiare l’equilibrio del mercato globale.

Il minerale, soprannominato “il caviale del ferro”, consente di produrre acciaio verde con un minor consumo energetico. La sua qualità superiore posiziona la Cina in modo da competere direttamente con Australia e Brasile, leader storici del settore.

Come intende la Cina utilizzare questo minerale per dominare il mercato globale?

Il controllo del ferro di Simandou consentirà alla Cina di fissare i prezzi, garantire le forniture e avanzare verso l’indipendenza industriale. Si tratta di un passo strategico per consolidare la sua leadership nell’acciaio decarbonizzato, fondamentale per le nuove catene produttive.

Le aziende dietro il megaprogetto

  • Chinalco: società statale di alluminio e partner principale del consorzio.
  • Baowu Steel Group: il più grande produttore di acciaio al mondo.
  • Winning Consortium Simandou: operatore logistico cinese-singaporiano.
  • Governo della Guinea: partner con una partecipazione del 15% al progetto.

Con la sua entrata in funzione, Simandou potrebbe ridurre il prezzo internazionale del ferro a 70-80 dollari USA per tonnellata. La Cina passerebbe così dall’essere un acquirente dipendente a un produttore dominante in uno dei mercati più strategici del XXI secolo.

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